Maremma – 5
Grosseto… niente da dire… è proprio bruttina, ovvìa...
La Locanda però è stata ricavata in uno dei pochi elementi architettonici di un certo pregio della cittadina, cioè all’interno delle mura medicee, anzi nei sotterranei. L’ambientazione quindi è bellissima, soffitti a volte di mattoni antichi, un Grosso tubolare di rame che porta l’aria in giro per i locali, due paretone completamente ricoperte da scansìe di legno con 400 bottiglie circa. Molte di pregio, da quanto leggo. Perché è anche enoteca. Come tale, mantiene anche un po’ di rusticità, come le tovagliette di carta senape.
I bagni sono puliti e abbastanza ricercati nei particolari.
Da bere, il solito litrozzo di acqua gasata fresca, assieme a due calici di Riserva Montecucco DOC, di una cantina non specificata. Ottimo il vino, asciutto, corposo, sapeva un po’ di barricatura, avrà fatto almeno 13 gradi e mezzo.
Ci dividiamo i due primi: acqua cotta e pici cacio pepe.
Molto buona l’acqua cotta, fatta con le bietole, il sedano e le cipolle, cotte, bollite e ribollite calde, incandescenti. Sopra il tutto, un paio di uova, che si sono cotte nel brodo vegetale dell’acqua cotta. Un filo di peperoncino piccante, quanto serviva. Piatto povero della tradizione locale, lo mangiai a Capalbio la prima volta trentacinque anni fa e d’allora l’ho sempre riassaggiato ogni volta che staziono nella bassa Toscana.
Ottimi anche i pici cacio pepe, che mi sembra appartengano più alla tradizione laziale, ma erano fatto veramente bene, punta di pepe nelle giuste dimensioni, ho scarpettato di gusto…
Di secondo ci siamo divisi un filetto al lardo di cinta. La porzione era abbondante, la qualità buona (non superiore, ho mangiato anche di meglio), tenero e gustoso, specialmente le parti con il lardo semisciolto sopra.
Infine, il cameriere gestore, sempre molto gentile e disponibile, ci ha portato, anche questo da dividerci, un sufflè al cioccolato, buono, con una colatina di crema pasticcera in fianco. Buono, ma non trascendentale, cioè niente di particolarmente suggestivo: un formino messo al forno, che, se viene inserito appena tirato fuori dal freezer, presenta l’interno fuso e l’esterno in pasta consistente.
Il conto complessivo, 51 euro in due, è in linea con il tipo di locale (siamo in città, all’interno delle mura) e mi sembra equo. Per il punteggio massimo manca ancora un po’ di inventiva nei piatti, una certa rivisitazione che qui non ho visto e una presentazione più ricercata. Però, se uno è a Grosseto, vale la pena andarci, è proprio un bel posto.
Consigliatissimo!!