E dopo gli appuntamenti modenesi vediamo un po’ di non fare torto a nessuno e dirigiamoci verso gli Itinerari Gastronomici Reggiani, giunti quest’anno alla ventesima edizione.
Conosco il ristorante da anni, è sempre stato punto d’incontro per gli abitanti di Cà Bertacchi, come dice il nome, la cacciagione ha sempre fatto la parte del leone ma i piatti della tradizione ne sono sempre usciti a testa alta.
Locale semplice, si entra dal bar e si prosegue per l’ampia sala, tovagliato in stoffa, doppio bicchiere, tutto molto semplice ma preciso, arrivano anche pane e grissini ed un paio di bottiglie di acqua (naturale e frizzante).
Da bere optiamo per un lambrusco a marchio “il cacciatore” prodotto dalla Cantina Bertolani di Scandiano, “al liga in boca”, come i vini che facevano i nostri contadini, un gusto cui siamo sempre meno abituati ma che apre a ricordi di anni che non torneranno più.
E si parte con un antipasto corposo composto da un paio di pezzi di Cipollata al forno e un paio di pezzi di erbazzone reggiano, la cipollata è asciuttissima, saporita, la delicatezza della cipolla trasuda allegria in questo semplicissimo piatto, altrettanto semplice l’erbazzone, pasta alta, tanta bietola, le nonne sarebbero contente.
E proseguiamo con i primi.
pappardelle ai funghi misti, pasta a doga alta, al dente, un sugo che racchiude diversi tipi di fungo e si va a sposare perfettamente con la pappardella;
tortelli di erbette, il classico tortello reggiano dove abbondano le bietole, nella classica forma “a raviolo” (lo dico per i modenesi perché per i reggiani quella è la forma del tortello) condimento semplice di burro e parmigiano-reggiano;
e via anche con un assaggio (per modo di dire) di passatelli in brodo, molti fini, molto semplici, quasi a sciogliersi in un sapido brodo, il tutto servito in porzioni singole nella classica “zuppiera di una volta”.
Sui secondi possibilità di scelta fra stracotto di daino e stinco di maiale arrosto (che prenderà solo Enrica e ne resterà estasiata), il daino è tenerissimo, il simpatico gestore sottolinea “cacciato e non d’allevamento”, speziato il giusto, senza esagerare, un sughetto “da scarpetta”, ma è una pratica che non pongo mai in essere.
Di contorno patate al forno senza infamia né lode anzi, per dirla tutta, più infamia che lode.
cipolline in agrodolce splendide ed assaggio anche una di quelle all’ aceto balsamico abbinate allo stinco, per me perfette!
E per finire una vasta scelta di dolci, io vado diretto verso la zuppa inglese, tradizionale, stessa quantità di crema gialla e di crema al cioccolato, sufficientemente liquorosa, siamo tornati indietro di diversi anni.
Gli altri divagano fra una torta nera al cioccolato (definita una bomba calorica), un cheesecake ai frutti di bosco (pare il più buono mai assaggiato) ed un dolce pere e cioccolato quantomeno molto originale.
Chiudo con un caffè.
Locale alla buona, semplice, senza pretese, quei locali che amiamo definire “di una volta”, dove il tempo si è fermato, in realtà l’attuale gestore è giovane, sicuramente l’esperienza è in cucina.
Consigliatissimo!!