Il viaggio verso la trattoria Amerigo è sempre emozionante. Le piacevoli curve, le colline dorate, i bellissimi casali tra le vigne preludono ad un incontro con la tradizione soprendente, che non delude mai il nuovo arrivato e che coccola e stupisce gli affezionati, come me.
Il locale si trova sulla strada principale di Savigno -città del tartufo- ed è facile trovare parcheggio poco distante, in piazza XXV Agosto, proprio di fronte alla chiesa di S.Matteo.
Spingendo la porta a vetri ricoperta dagli adesivi di tutte le guide che hanno premiato Amerigo, vi sembrerà di essere entrati in una botteguccia di prodotti tipici: il che è esatto, vi trovate nella Dispensa, dove si possono acquistare i sughi i condimenti ed i liquori in bella mostra su grossi scaffali di legno scuro, per riportare a casa un ricordo tangibile della vostra visita.
Superata la porta a sinistra (farete fatica a notare, proprio sullo stipite destro, la targa per i "tre gamberi 2008" assegnati al locale dalla Guida del Gambero Rosso), entrerete nella Trattoria vera e propria. Il bancone del bar, scaffali pieni di bottiglie e scatole d'epoca, piccoli tavolini con sedie di legno. A destra una porticina vi lascerà lanciare un'occhiata rapida in cucina prima di portarvi alle ripide scalette per il piano di sopra, dove troverete un'ulteriore sala, ormai rifatta a nuovo e di cui mi sento orfana giacchè col suo stile antico era la mia preferita, e una saletta piccolissima contornata da un separè liberty per evitare che chi si reca al piccolo bagno bianco e blu disturbi la gente ai tavoli.
Ora, finalmente, ci accomodiamo (per modo di dire, le sedie sono di legno nudo) e ci lasciamo coccolare con un aperitivo: bianco con le bolle -il moroso giura che sia un Pignoletto- e crostini caldi di polenta con coppa di testa. Nel frattempo ci portano il cestino coi pani, tutti di loro produzione grazie alle farine "del Dottore", accompagnati da un fogliettino che ne elenca gli ingredienti -fra i vari, spicca il pane alla zucca- e il menù, che ci rammenta la filosofia del locale: niente cibi surgelati, niente burri od olii aromatizzati, niente aromi chimici; tutto sa di quello di cui deve sapere.
In tre, chiediamo due menù degustazione stagionali "Sentieri e natura", un antipasto con un secondo di selvaggina, un dolce. Beviamo acqua naturale e un bianco, "Riesling Tizzano dei Colli Bolognesi" servito nel secchiello termico.
Vi segnalo però che da Amerigo c'è la possibilità di Bring Your Own Bottle, simpaticamente tradotto con PTV, porta il tuo vino: si può quindi degustare un vino della propria collezione, se si ha la fortuna di averne una!, o di aprire in compagnia quella bella bottiglia che con spaghetti pollo e insalatina proprio non s'ha coraggio di violare.
Gli Antipasti
Battuta di Bianca Modenese al tartufo scorzone: un'incredibile gioia per il palato, il bocconcino di carne avvolto tra due lamelle di tartufo e completato con olio d'oliva e un grano di sale grosso è un piacere di consistenze e di profumi;
Tigelle con gelato di Parmigiano con aceto balsamico tradizionale: sono un'ostentazine dei sapori opulenti dell'Emilia; una pallina di gelato bagnata di aceto su una lamella di Parmigiano, un generoso letto di burro e la tigellina croccante.
I Primi
Riso Carnaroli ai porcini mantecato al caprino cremificato dei piani di Savigno: assolutamente indescrivibile, dico solo che prima di questo piatto detestavo il caprino. Prima.
Capelli d'angelo con ragù di fagiano e galletti: la sensazione è quasi esotica per la delicatezza della carne e dei funghi, sovrastata (un po' troppo) dalla grande aromaticità del rosmarino.
I Secondi
Ci vengono serviti con un cartoccino di tigelle calde.
Maialino brado di razza mora in cotture differenziate, con tortino di cipollotto: abbiamo il prosciutto arrosto, la lombatina grigliata, la pancia arrotolata e il fegatino. Ottimo, saporito, equilibrato. Ma il successone è stato il tortino di cipollotto.
Fagiano in casseruola con polenta e funghi: è cotto pian piano con una riduzione di aceto balsamico che ne addomestica il gusto, servito con un agrodolce di verdure e frutta con aceto balsamico fresco e una morbida polenta con galletti e porcini. L'ho trovato divino.
Dopo i secondi ci offrono l'ormai mitico sorbetto al lambrusco (di nuovo, il moroso giura che sia un Grasparossa amabile).
Non paghi, continuiamo con una degustazione di formaggi: tre caprini (uno fresco, buono all'inverosimile), tre pecorini, tre Parmigiani dell'Appennino (24, 36, 48 mesi), il formaggio di fossa, accompagnati da pane caldo alla frutta secca.
Quindi, i dolci: per quanto una certa pera al vino rosso con gelato al caramello suoni intrigante, io mi considero ormai dipendente dal Gelato alla crema "d'altri tempi" e non posso fare a meno di ordinarlo, insieme alla Tegola soffice di cioccolato Amedei 70% con "maltritato" di caffè e sua riduzione.
Chiudiamo il piacevole pranzo, nel quale siamo stati seguiti dalla cameriera di sempre, dall'oste premuroso e (che caso curioso!) da una donna giapponese, sull'Appennino per apprendere da Amerigo l'arte della sfoglia, con il caffè -una morbida miscela appositamente selezionata-, i suoi dolcini (questa volta, spumini all'anice) e una grappa di Moscato Poli.
La ricevuta recita: 153 euro, di cui 13 per il vino, 50 per ogni menù degustazione, 20 per il secondo di (vera!) selvaggina.
Li vale tutti, proprio tutti. Soprattutto in Ottobre e Novembre, stagione del tartufo bianco.
Imperdibile!!!
[Kava5150]
26/10/2008
E gran bel locale