E’ la prima volta in vita che mi succede. Non è una cosa fuori dal mondo… ma vedere una comitiva di marocchini, turisti, in gita col pullman, beh… non l’avevo mai vista. D’altronde, eravamo anche a Ronda, ad un’ora e mezza di macchina da Gibilterra, una gita che dal Marocco si può fare anche in giornata.
Città particolare Ronda, pueblo blanco diviso in due da un burrone di roccia marron di una settantina di metri di altezza e collegato da un ponte vecchissimo, lungo una quarantina di metri. Sul fondo dello strapiombo un fiume verde smeraldo. A sud del precipizio la città araba con la casa del re moro e un dedalo di viuzze, a nord quella cristiana, strade più regolari e squadrate.
Non è molto diverso dalla Ronda araba l’Albayzin di Granada, il quartiere moresco aggrappato alla collina di fronte all’Alhambra, anch’esso tutto bianco, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Arrivati verso sera, lì rischiamo veramente di perderci per trovare El Trillo. Per fortuna arrivano fresche folate dalla Sierra Nevada, perché c’è da sudare, tra vicoli stretti e deserti, più salita che discesa, spesso senza i nomi delle calli.
Comunque, un po’ per senso dell’orientamento, vedendo una piccolissima mappa dove ci era stato indicato approssimativamente, un po’ per fortuna, un po’ per indicazioni di passanti, ci arriviamo finalmente. Se uno non lo conosce, non ci va di sicuro. E non sa cosa perde.
Un patio circondato da muri bianchi ricoperto di fiori, piante, aranci, e tanta acqua in fontanelle sempre zampillanti, alla moda araba. Spicca il profumo di gelsomino, con un’intensità e un tono penetrante molto diversi dal nostro gelsomino.
Tavoli grandi, tovaglie verdine e bianche come l’intorno, e grandi spazi fioriti tra un tavolo e l’altro.
Gentilissimo e simpatico il cameriere, che prova anche qualcosa in italiano.
Con il mio compagno d’avventura (la Marta di sera tende a non bere) ci dividiamo un ottimo Raimat Rosado Frutal, proveniente da Lleida (sempre in Catalunya), da 13,5 gradi, del 2010, fatto con uve Cabernet Sauvignon e Merlot, una delle combinazioni che mi piacciono di più: ma rosato non lo avevo mai bevuto. Poi le solite acque lisce e gasate per il resto della truppa, e le solite buone olivette schiacciate in salamoia, come mise en bouche, che, una dopo l’altra, mangio lentamente quasi da solo.
Mi guardo attorno: questo cortiletto è un ambiente veramente affascinante, sono le nove e mezza di sera, il sole sta per tramontare e le lucette dei lampioncini creano una atmosfera molto dolce e tranquilla… non possono passar macchine nell’Albayzin, tranne per un’unica stradina abbastanza distante. Io, in quest’ambiente soft, con il gorgogliare dell’acqua, ogni tanto mi incanto e mi immalinconisco a pensare… non credo di essere di gran compagnia…
Empieza el llanto
de la guitarra.
Se rompen las copas
de la madrugada.
Empieza el llanto
de la guitarra.
Es inútil callarla.
Es imposible
callarla.
Llora monótona
como llora el agua,
como llora el viento
sobre la nevada.
(F. Garcia Lorca)
Comincia il pianto
della chitarra.
Si spezzano le coppe
dell'alba.
Comincia il pianto
della chitarra.
Ã? inutile tacerla.
Ã? impossibile
tacerla.
Piange monotona
come piange l'acqua.
Come piange il vento
sulla montagna.
Con mia moglie ci dividiamo due piatti deliziosi. Quantità tendenti all’abbondante.
Fave saltate con prosciutto iberico (tagliato fino questo, come si deve), seppioline e huevo. Strano, particolare, sobriamente eccellente (si può dire?).
Poi, coda di rospo con gamberi e vongole in un sughetto al pomodoro inebriante, assieme a delle verdurine che non ricordo. Pesce fresco, si sente, buonissimo tutto.
Non posso che scarpettare (ma senza fervore) su entrambi i piatti.
Quindi ci dividiamo un tortino tipo cheese cake, stavolta con marmellata di lamponi e lamponi freschi. Il dessert lo lascio scegliere quasi sempre a mia moglie, lei ha un debole per i cheese cake.
Conto di 24 euro a testa. Bellissimo, romantico, gran cucina. Da non perdere, se si va a Granada, e attenzione anche a non perdersi.
Imperdibile!!!
[Alfi]
01/08/2011