Per me e mia moglie andare a Cesenatico è un po’ come tornare a casa. Il mare ci manca, un’esigenza condivisa che in qualche modo accomuna le nostre origini tanto diverse.
La sua presenza rassicurante ha accompagnato, e spesso confortato, la mia gioventù. Minaccioso e grigio d’inverno, accogliente e argentato d’estate, scacciava i miei prematuri fantasmi del tempo, sempre succedendo a se stesso.
Per Mira è sempre stato il sogno lontano di un’altra vita, meno padana e nebbiosa, una vita libera e solare, pronta a trasformarsi da “rezdora” in delfino .
Alla prima occasione, dopo un inverno rigido e piuttosto triste, decidiamo di raggiungere il nostro rifugio preferito sin dai tempi dei primi giorni da “morosi” (simpatico termine modenese che indica un evidente debito futuro con i sentimenti ).
Forse perché è una spiaggia vicina, forse perché non è solo alberghi ma anche borgo storico, impreziosito dal caratteristico canale leonardesco, appena possiamo torniamo per brevi prove d’estate, per sfiorare quell’idea di vacanza che ci fa sopravvivere all’inverno.
Il rito del mare, della spiaggia, del quotidiano finalmente letto e commentato insieme ad alta voce, sui lettini affiancati, si conclude sempre la sera lungo il porto canale, in un ristorante che lasci fuori dalla porta i cattivi pensieri.
Condizioni di salute precarie consigliano prudenza, niente fritti o spezie, e prima di tutto la qualità di una materia prima che renda onore al mare e alle vicine imbarcazioni dei pescatori.
E’ da tempo che volevo provare questo ristorante che affaccia proprio sul pedonale del porto canale: sarà forse che la data è una di quelle buone , o che ne ho letto bene… (grazie a zingaraia) Più di tutto forse perché non ci eravamo mai stati dopo che, nel 2008, lo chef Alberto Malpezzi ne ha rilevato la gestione, dopo essersi fatto conoscere, sin dal 1967, al ristorante “Al Caminetto” di Milano Marittima.
La serata è abbastanza mite, ma si preannuncia mal tempo a partire dalla notte così, temendo l’alzarsi del vento, decidiamo di rinunciare al gazebo che affaccia sul suggestivo porto canale. Scegliamo un tavolo a ridosso dell’ingresso e non lontano da un’ampia finestra, che comunque ci fa sentire un po’ di aria di mare.
La sala dove ci sistemiamo, subito assistiti con molto garbo, è in stile rustico piuttosto elegante, ma senza ostentazione, il che ci fa sentire maggiormente a nostro agio. Leggo sul sito del ristorante che vi è anche la possibilità, per chi ama una maggiore riservatezza, di sistemarsi in un giardino interno.
Chiedo di fare attenzione, nella preparazione delle pietanze, alla presenza di spezie piccanti, e vengo rassicurato, con grande attenzione e professionalità, da parte di tutti coloro i quali si alterneranno al nostro tavolo nel corso della cena.
Decidiamo di rinunciare ai menù a prezzo fisso, con portate e costo invitante, che va dai trentacinque ai cinquanta euro, bevande escluse. Simpatica l’idea di un menù per bambini, a diciotto euro, con strozzapreti al ragù di pesce, spiedini e patatine fritte.
Scegliamo anche di evitare il primo per poter gustare, senza appesantirci troppo, il sapore del pesce. Il benvenuto, servito a sorpresa dalla cucina, è molto apprezzato: una delicata terrina di cous cous con verdurine e crostacei.
Partiamo con un antipasto a testa: cocotte di cappesante per Mira, e gratinato misto di mare per me. Qui il servizio davvero mostra tutta la sua qualità professionale, che non può essere disgiunta da educazione e sensibilità in nessun campo lavorativo, ed a maggior ragione per chi si occupa di mettere a proprio agio i clienti (spero che gli operatori del settore condividano).
Veniamo avvertiti, con molta delicatezza, che l’antipasto preso da Mira prevede la presenza del pepe, e chiedono di confermare l’ordine, visto che comunque io non potrei assaggiarlo. Mira è indecisa, ma non è mia intenzione far gravare su di lei i miei problemi, e insisto perché non cambi idea.
L’attesa non è lunga, anche se al nostro arrivo vi erano diversi tavoli occupati, e nel corso della serata il ristorante risulterà piuttosto affollato.
La pietanza scelta da Mira e cotta al forno è servita in un tegamino, con una decina di tranci a fette di cappesante, immersi in un profumato e denso sughetto di pesce, piccoli bastoncini di zucchine e forse arricchito con del formaggio (non ho potuto verificare di persona ).
Il mio antipasto è davvero abbondante e vario. Sul piatto, di forma allungata, fanno bella mostra di se una decina di cozze gratinate, con il guscio lucido, proprio come sono solito prepararle io, ed apprezzo molto la cura nella pulizia di questo bivalve che ama il “torbido” . Vi è anche un trancio tenerissimo e saporito di filetto di spigola, uno scampo già opportunamente inciso e privato dell’amarognolo filetto dorsale e uno spiedino di gamberetti. Un sardoncino, una sogliola e una seppiolina tagliata in tenere striscioline, con una insalatina di contorno, completano questo ricco antipasto dai profumi e dal sapore di mare notevole.
Come seconda portata Mira sceglie le sogliole dell’adriatico, io invece mi accontento di una grigliata reale
Ancora una volta la nostra sorpresa è ispirata da apprezzamento. Il secondo di Mira è composto da quattro sogliole di una ventina di centimetri e più di lunghezza, disposte a raggiera nel piatto. Nel mio caso la sorpresa e ancora più piacevole.
La grigliata reale è un piatto generoso in varietà e quantità: una cappasanta, due triglie, un gamberone reale, uno spiedino di calamari, una sogliola e mezzo astice ad abbracciare il tutto, a completamento di una scenografia commovente
Inutile dire che i sapori hanno confermato la qualità della materia prima, già apprezzabile anche a vista, nonché la sapiente preparazione. In particolare la carne dell’astice era tenerissima e gustosa, con la chela già aperta che offriva al semplice gesto della forchetta il proprio prezioso contenuto.
La mia cena non poteva che terminare con un sorbetto, mentre Mira ha preferito due spiedoni di frutta con gelato al limone, belli sia da vedere sia da mangiare. Niente vino per non infierire sui miei malanni.
Il conto totale finale, con due bottiglie d’acqua e un caffè, è stato di 104,00 euro. Al momento di pagare mi viene simpaticamente chiesto se ho gradito il vino: evidentemente era stato notato il mio entusiasmo al momento della rinuncia , ma di certo torneremo.
Il massimo dei voti è l’unico finale possibile per questa recensione. La qualità ha ispirato ogni momento della serata, dal servizio alla materia prima, dalla sua preparazione alla sua presentazione.
Un apprezzamento particolare per aver reso concreta ogni mia aspettativa, compreso il piacere di vedere nei piatti il doveroso connubio tra qualità e quantità, miraggio irraggiungibile in quei locali che, a metà tra moda e provincialismo, snobisticamente affidano alle porzioncine la propria presunta promozione.
La passeggiata lungo il porto canale è la degna conclusione di una serata finalmente serena. Mentre guardo il passeggio che brulica di turisti che respirano la pace, immagino i pescherecci alla fonda brulicare di vita operosa la mattina presto. Le due immagini si sovrappongono e scopro le stesse facce che guardano allo stesso orizzonte lontano, di un’Europa che non sa di essere Europa.
La mattina dopo lasciamo Cesenatico sotto la pioggia. Il mare si confonde con il cielo, per acqua che diventa acqua. Forse non aspetteremo il sole, se il sole si farà aspettare, prima di tornare qui a cena a respirare.
Imperdibile!!!
[draghetto21]
17/05/2012