Avete presente quelle piccole botteghe di paese con annesso bar? oppure, avete presente quei piccoli bar di paese con annesso bottega? Non sapremo mai se è nato prima l’uovo o la gallina ed allora teniamoci stretto il segreto se sia nata prima la bottega o il bar e soprattutto teniamoci stretto il ristorante annesso.
Per farla breve: si entra dal bar, si passa dalla bottega, fra l’altro ben fornita di salumi ed altri prodotti alimentari e si sbuca nella sala ristorante, approntata per diverse tavolate, apparecchiature perfette, doppie posate, doppio bicchiere ma……tovagliolo di carta che, starò diventando anziano, non apprezzo per niente.
Porto dell’ acqua? Esordisce l’efficientissima e sorridente cameriera, e via con un paio di bottiglie, liscia e frizzante, cui ne seguiranno altre, riguardo al vino ci orientiamo su un lambrusco I.G.T. Primo Fiore dell’Azienda Agricola Amadei, faccio mia una descrizione riportata sul web “” è' il lambrusco "vero", tipico delle colline parmensi, con schiuma rossa e irruenta, con colore pieno e forte “” ed aggiungo, un colore così intenso che non si vede aldilà, alla fine ne avremo seccate 4 (in otto).
Non ci lasciamo sfuggire un ottimo antipasto composto da delicati sottoli ( olive, carciofi, cipolline, funghetti) e ottimi salumi in cui spiccano Spalla di San Secondo e Cicciolata tagliata grossa, accompagnato da gnocco fritto (qui, in zona di confine, la chiamano già torta fritta).
E ri-partiamo con un tris di primi che componiamo a piacimento e che comprende:
tortelli di patate, pasta verde, delicatissimi;
tortelli di zucca, non dolci, basta la zucca;
tagliatelle alla selvaggina (misto di lepre e cinghiale), doga altissima, sapori non esageratamente forti, oserei dire tutt’altro;
ed il tris fa presto a diventare un poker con l’aggiunta di una portata di
tortelli di cinghiale, al mio gusto fin troppo “poco marcato” e tendente al “delicato andante” .
La compagnia “Veroni, ex Veroni ed amici degli amici” non si ferma davanti a nulla e proseguiamo con
spezzatino di cinghiale, sempre fin troppo delicato
spezzatino di capriolo, più “selvatico” e tipico
coniglio alla cacciatore, che non ho assaggiato ma che è stato più che gradito
punta di petto ripiena, delicatissima, tenerissima e con un ripieno sodo e saporito
ma la regina della serata è stata la polenta fritta che ha accompagnato il tutto, saporita, croccante, solo pregi e niente difetti.
Qualcuno è già da caffè, ma quando viene snocciolata la lista dei dolci nessuno si ferma ed ecco arrivare, zuppa inglese, tartufo al Grand Marnier, sorbetto al limone ma, soprattutto, dolce mattone, fatto come una volta, oro saiwa e crema di burro, una bomba da standing ovation.
Una bottiglia di fresco malvasia Dolce dei Colli Piacentini della Cantina di Vicobarone accompagnerà le suddette “dolcezze”.
E finalmente siamo tutti da caffè e sul tavolo appaiono anche un paio di caraffe: limoncello e bargnolino.
Cena pantagruelica in cui non ci siamo fatti mancare nulla ed anche il conto finale di TRENTA euri italiani ci è parso “quasi economico”.
Locale alla buona ma con un servizio ugualmente molto professionale, veloce, battuta pronta, mai invadente e SEMPRE sorridente.
Siamo al limite del 5° cappello, ma fermiamoci a CONSIGLIATISSIMO PIU’.
Consigliatissimo!!
[maurig]
30/10/2018