ATTENZIONE
Questa non è una recensione, d'altra parte chevvenefrega a voi di una rece di un Autogrill, ed i contenuti di questa ... chiamiamola “non recensione” probabilmente non importano a nessuno.
Per questo motivo, prego tutti coloro a cui non frega nulla di ciò che scrivo, a saltare a piè pari queste righe, così da non potermi imputare perdite di tempo e della vista.
Grazie della comprensione.
Ã? un vero peccato dimenticare.
Un vero peccato.
Credo che sarebbe necessario un hard disc più capiente per contenere tutte le emozioni che si sviluppano dentro di noi nel corso della vita.
Quelle sensazioni e quegli stati d'animo, che nascono quando siamo delle "spugne" in grado di assorbire tutto ciò che ci circonda.
Invece, purtroppo, molto di tutto quello che viviamo, si disperde nelle nebbie del tempo e a noi non resta che ricordare piccoli frammenti, di situazioni ed episodi, lasciando a fluttuare nel limbo della memoria i sentimenti che ci pervadevano.
Per nostra fortuna però, siamo in possesso di un veicolo miracoloso e potentissimo, che ci consente di tornare indietro nel tempo per poter rivivere quelle piccole grandi emozioni che ci consentono di poter dire di aver Vissuto e non vegetato...la musica.
Questo motore inesauribile, capace di scandire la nostra crescita e capace di conservare le emozioni, regalandocele come nuove, ad ogni ascolto.
Io ho sempre amato la musica, fin da molto piccolo, tanto che il mio più fidato compagno di giochi era un vecchio mangiadischi arancione, dove facevo suonare fino allo sfinimento, pezzi di storia come Crocodile Rock, Help, Speedy Gonzales e Prisencolinensinainciusol di Celentano. Avevo si e no cinque anni.
Poi crescendo ho trovato la mia strada, partendo dal rock epico e sensuale dei Led Zeppelin per poi passare alle storie da “guardie e ladri” dei Clash ed al Punk dei Sex Pistols.
Anche le storie cupe e gotiche dei Joy Division e dei Cure, hanno rappresentato per alcuni anni i miei contrastanti sentimenti di adolescente, ma è stato nei primi anni novanta che ho trovato la MIA musica, quella che riusciva a rappresentare al meglio la mia generazione.
Era la nascita di un rock nuovo, eterogeneo, vero.
Un rock che raccontava il disagio di una generazione che non aveva nulla contro cui combattere, (non come quelle della fine degli anni sessanta e settanta) e nulla per cui gioire (a differenza dell'edonismo degli anni ottanta o il flower power dei sessanta che si contrapponeva alla guerra del Viet-fottuto-nam).
Anche la guerra fredda era già un ricordo, grazie al colpo di teatro della caduta del muro di Berlino, che troppo in fretta ha aperto un percorso fatto di molte ombre, invece di chiudere un processo di cambiamento cosparso di tante luci, come avrebbe meritato il grande sforzo di uomini come Gorbatchiov e Walesa.
Addirittura anche la guerra del golfo ci fu propinata come uno spettacolo da prima serata, come il primo vero reality show della storia, e le proteste per una guerra di per sé ancora più assurda di altre, furono ridotte ad alcuni slogan provenienti da decenni prima.
La frustrazione dei giovani di allora derivava dalla presa di coscienza di non riconoscersi affatto nel mondo che gli era stato lasciato e da non avere particolari stimoli per cui combattere....una generazione sedata.
O meglio, una generazione al Valium, come cantò l'allora illuminato Vasco Rossi.. “20 gocce di Valium, per dormire meglio, tutta la notte a contare le gatte, quelle con una macchia nera sul muso, nelle soffitte vicino al mare, voglio dormire...” grande Vasco!
Non c'era niente da ricostruire, non c'era nulla contro cui fare la rivoluzione, c'erano portafogli pieni e tavole imbandite, discoteche affollate e voglia di drogarsi con le nuove chicche sintetiche che promettevano a tutti le proprie cinque/sei ore senza cervello.
“Conosciamo un'epoca più vividamente, attraverso la sua musica che attraverso i suoi storici” diceva Lester Brown ed io ne sono convintissimo.
E nessuno parlava meglio di questi sentimenti, di un manipolo di gruppi rock, tutti americani e tutti di Seattle, che avrebbe scritto una bellissima pagina della storia della musica.
Parlo dei Pearl Jam, dei Nirvana, dei Soundgarden e degli Alice in Chains.
Proprio questi ultimi sono stati i protagonisti del memorabile concerto a cui ho appena assistito al Palalido di Milano, in compagnia di alcuni miei storici amici e anche del buon Kava.
Dopo la morte per overdose dell'ancora compianto Layne Staley, voce del gruppo, gli Alice non si erano più riuniti sopra un palco ed erano quattordici anni che si erano sciolti.
Potete capire la mia emozione di vederli dal vivo e di poter riascoltare tante canzoni che hanno significato molto per me.
Canzoni introspettive, che parlavano di disagio, senso di inadeguatezza, guerra e timore per il futuro, che mi hanno consentito di pensare a cose che a vent'anni forse non avrei mai pensato.
Tutto questo è racchiuso nel Camogli che sto addentando all'autogrill Somaglia Ovest, mentre stiamo tornando verso Modena.
Una piccola sosta per mettere qualcosa sotto i denti e per ribadire l'eccezionalità della serata e dello spettacolo. Il panino è tra i più buoni mai mangiati in autostrada, ma credo che il gusto meraviglioso, sia dettato dalla fame e dalla contentezza.
Siamo tutti dei fiumi in piena, euforici e galvanizzati; quattro quasi quarantenni con il cuore gonfio e le orecchie ovattate dai decibel benigni che le hanno sovraccaricate.
Finisco la mia bottiglia d'acqua, mi bevo un caffè e ritorno alla guida, lasciandomi alle spalle la stazione di servizio illuminata a festa e un conto di sei euro.
Il ritorno a casa è dolce e molto intimo, si parla di noi stessi con una leggerezza invidiabile, probabilmente derivata dal ritorno a qualcosa che ci mancava da troppo tempo ed il poco tempo che dormiremo sarà del tutto ricompensato da un umore sensazionale nei giorni seguenti.
Non è stato solo un semplice concerto, è stata un'immersione nella nostra storia.
Vi lascio con le parole che chiudono “I love Radio Rock”, un film molto carino che ho visto da pochi giorni e che racchiude nelle ultime battute, alcune frasi che condivido in pieno e che calzano a pennello in questa logorroica “non recensione”.
Queste sono le ultime parole dette dallo speaker di una radio pirata, prima che venga chiusa dal governo...
“Cari ascoltatori...vi dico solo questo.....che Dio vi benedica,
quanto a voi....Bastardi al potere....non sperate che sia finita quì....
Anni che vanno....anni che vengono...e i politici non faranno mai un cazzo per rendere il mondo un posto migliore.
Ma ovunque....nel mondo.....ragazzi e ragazze avranno sempre i loro sogni....e tradurranno quei sogni..in canzoni.....che saranno comunque scritte...saranno comunque cantate...saranno comunque.....la meraviglia del mondo!”
Rock 'n Roll.
Adìo Zèmian.
Consigliato!
[Frittella]
11/01/2010
Credo che non solo ne valga la pena, ma che sia necessario, almeno da giovani, quando si ha l'incoscenza di pensare che qualcosa può cambiare..
In realtà, qualcosa cambia sempre, a volte in peggio e altre in meglio.