Tour de France gastronomico, con contorni - 1
Libertà.
...Su tutte le pagine lette
Su tutte le pagine bianche
Pietra sangue carta cenere
Io scrivo il tuo nome
...Su tutti i miei squarci d'azzurro
Sullo stagno sole disfatto
Sul lago luna viva
Io scrivo il tuo nome
Sui campi sull'orizzonte
Sulle ali degli uccelli
Sul mulino delle ombre
Io scrivo il tuo nome
Su ogni soffio d'aurora
Sul mare sulle barche
Sulla montagna demente
Io scrivo il tuo nome
...Sulla schiuma delle nuvole
Sui sudori dell'uragano
Sulla pioggia fitta e smorta
Io scrivo il tuo nome
Sulle forme scintillanti
Sulle campane dei colori
Sulla verità fisica
Io scrivo il tuo nome
...Sui sentieri ridestati
Sulle strade aperte
Sulle piazze dilaganti
Io scrivo il tuo nome
Sul mio cane goloso e tenero
Sulle sue orecchie ritte
Sulla sua zampa maldestra
Io scrivo il tuo nome
Su ogni carne consentita
Sulla fronte dei miei amici
Su ogni mano che si tende
Io scrivo il tuo nome
...E per la forza di una parola
Io ricomincio la mia vita
Sono nato per conoscerti
Per nominarti
Libertà.
(Paul Eluard, poeta francese)
Riporto in parte questa poesia di Eluard, perché essa riprende la sostanza di tutte le emozioni e le cose viste e vissute in queste due settimane di Francia, in libertà.
Quando furono stanchi di litigare, nominarono un re supremo che prendeva le sue decisioni in un luogo a nord di Dublino.
Il nome della nostra cagna viene dal luogo celtico della riconciliazione.
Lei sembra che lo sappia ed è sempre molto affabile con gli umani, meno con gli altri animali più piccoli di lei.
La Tara, non essendo un cane “estivo” e mantenendo anzi sempre un pelo di 5-6 cm., ama in questo periodo sdraiarsi nello scantinato, il luogo più fresco della casa. In partenza per la Francia, la Marta ha pensato bene di attivare l'allarme antifurto, dimenticandosi della presenza della cagna in cantina, dove pure ci sono le telecamere (eheheh... ogni tanto ci sono alcuni valori... ).
Se qualcuno pensava alla rilassatezza della vacanza... si è sbagliato di grosso, perché tre quarti della prima giornata, viaggio compreso, mia moglie l'ha passata al cellulare per recuperare qualcuno dei figli che andasse a staccare l'allarme, altrimenti... erano previsti cataclismi, vicini infuriati, cagna spaventata e ululante, carabinieri, vigili del fuoco ecc.
La prima cena del tour è forse figlia di questa situazione di nervosismo latente.
Alla Petite Maison c'eravamo stati parecchie altre volte gli anni scorsi, devo dire sempre con risultati eccellenti. Non proprio così stavolta, e chi non crede che nei giudizi, anche in quelli culinari, influiscano fortemente anche il contorno, il clima che si sta vivendo e ciò a cui si sta pensando e di cui si conversa... beh..., ha una sensibilità diversa dalla mia.
Il locale è in una piccola casa (da cui il nome, appunto), ristrutturata elegantemente all'interno, con colori sul giallo e arancio. Noi ci sistemiamo in un tavolo nel bel giardino coperto dagli alberi. All'ombra c'è una notevole escursione termica qui vicino al mare, si sente di più la differenza.
Bagni puliti.
Da bere prendiamo un'acqua gasata francese (Badoit, 5,20 euro!) e una mignonne da 37,5 cl. di bianco locale di Gassin, da 11°, senza data, ma era almeno del 2007. Ho creduto cosa buona prendere un vino del posto, ma invece era triste, con un prevalente sottofondo amaro, statico, almeno un anno in più del dovuto; limpido, ma forse filtrato artificialmente, non con il travaso, mi viene il dubbio... anche il dubbio forse è figlio del clima "umido"...
La cameriera proprietaria non è gentilissima e “presente” come altre volte. Non è nemmeno scortese, ma un po' sopra le righe, spesso lasciando le incombenze ad una giovane cameriera di origine asiatica, che, poverina, ha pensato bene di portarci via la mise en bouche di ceci, olio e prezzemolo, dopo che ero riuscito ad assaggiare ben due ceci (buoni peraltro) (e la Marta nessuno). Perdonata, perché era molto presa dal compito...
Vogliamo farci del male? Bene. L'ultimo terzo della giornata è passato all'insegna della perdita di autocontrollo del falchèto, perché in spiaggia sono atterrato col gomito sulla stanghetta dei suoi occhiali, tranciandola di netto. Nessun ricambio portato da casa (naturalmente... eheheheh... ), e siamo stati dunque solo per un'ora nella baietta meravigliosa che ci eravamo conquistati... perché poi lei è partita sparata alla ricerca (improbabile) di un ottico (alle sette di sera...) nel traffico convulso di St. Tropez.
Tra un discorso e l'altro, è emerso che ore e ore, io le avevo passate in precedenza a studiare il modo per rompere la stanghetta degli occhiali...
Pensando di stemperare (non avevamo ancora trovato l'ottico), faccio portare un antipasto di moules (cozze) farcite con aglio e prezzemolo. La Marta non ne vuol sapere di assaggiarle. Buone, ma un po' troppo aglio secondo me. Ce n'erano solo dieci nel piatto, 1 euro e 30 l'una...
Alla Marta arriva invece una tartare di boeuf, mescolata con cetriolini, capperi, scalogno e leggera vinaigrette. Ottima, l'ho assaggiata anch'io, perché la Marta l'ha avanzata, dato che era abbondante e perché non aveva molta fame...
Le patatine fritte, portate assieme alla tartare, me le sono pappate tutte io, che avevo invece una fame nervosa... molto buone...
Il mio piatto principale era un filetto di S.Pietro con una salsa a base di coriandolo, carote e zucchine julienne, germogli di soja e peperoni saltati in tegame.
Senza infamia e senza lode. Direi, senza personalità. Il pesce era lessato, ma non aveva preso bene il gusto del contorno e di suo sapevo poco. Molto buone invece le verdurine.
Apprezzabile la presentazione dei piatti.
Niente dolce, non è serata. Addition da 37,10 euro a testa, un po' caretta, e per fortuna che non abbiamo preso il dessert.
Mi autoviolento e, nell'incertezza, propendo per il giudizio più alto. Questo, a causa del miglior passato del ristorante e perché il posto, a circa 8 Km. da St. Tropez, è comunque da consigliare, anche in considerazione delle ben più forti pelate che si prendono in zona, se uno ama venire qui per stare in uno dei mari più belli del Mediterraneo, al livello della Sardegna e di Minorca, ma senza traghetto e a 555 km. da casa.
Potrebbe essersi trattato di una serata un po' così anche per loro, oltrechè per il nostro malumore, dovuta anche al fatto che, per cercare un ottico, siamo arrivati a cenare alle 21,45 quando tutti gli altri clienti avevano finito.
Mentre mi alzo, scopriamo (uso la prima persona plurale non perché voglia emulare la prassi papale - che recentemente ha avuto presa anche in personaggi di bassa statura politica - ma perché purtroppo lo ha scoperto anche mia moglie) che una bella goccia della farcitura delle cozze è finita sulle mie braghe.
Ci può essere qualcosa di peggio?
(per mia moglie intendo... )
Consigliato!
[Pagnota]
27/07/2010